Onorevoli Colleghi! - La presente proposta di legge è volta ad istituire una Commissione di inchiesta con il compito di accertare un eventuale conflitto di interessi fra cooperative cosiddette «rosse», aderenti in modo particolare alla Lega delle cooperative, e amministrazioni locali, quelle dell'area delle cosiddette regioni «rosse».
      La Commissione dovrà accertare l'esistenza di relazioni politiche ed economiche capaci di determinare posizioni dominanti e fenomeni distorcenti il mercato. Fenomeni, a nostro avviso, amplificati dal proliferare di tante «Iri» locali, modello Hera, che agiscono in tutti i campi economici a danno delle piccole imprese e a detrimento del mercato.
      La Commissione dovrà altresì verificare l'incidenza di queste relazioni sulle normali e corrette dinamiche sociali, politiche, elettorali e democratiche. Ci riferiamo, infatti, a regioni nelle quali il potere politico è imperniato da decenni, caso unico nei paesi democratici, sullo stesso partito, il PCI-PDS-DS.

 

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      In Emilia-Romagna, per esempio, regione governata dalle stesse forze politiche da quando è stata istituita, la grande distribuzione è per il 67 per cento in mano a cooperative, con punte che arrivano al 74 per cento (provincia di Modena). Se si confrontano questi ultimi dati con quelli della regione Lombardia, ad esempio, dove le catene della grande distribuzione concentrano al massimo il 10 per cento del mercato, appare doverosa una verifica del reale regime di libero mercato e di concorrenza.
      Sempre in Emilia-Romagna il 20-30 per cento degli appalti pubblici (dati SITAR) viene sistematicamente vinto dalle cooperative. Nelle relazioni del SITAR, il sistema informativo telematico regionale sugli appalti, si può notare che nell'anno solare 2004 sono stati attribuiti 2.091 appalti e le cooperative ne hanno vinti 341, il 16,3 per cento. Ma se si guarda al valore delle opere, la percentuale sale al 23 per cento. Alle cooperative, quindi, gli appalti più importanti. Che le cooperative riescano ad aggiudicarsi i lavori più remunerativi lo conferma un altro dato del SITAR, quello relativo agli appalti di importo superiore a 5,29 milioni di euro. In questo documento si possono esaminare le cifre delle opere assegnate nel secondo semestre 2004 e nel primo semestre 2005. In questi dodici mesi nella regione Emilia-Romagna sono state aggiudicate 40 grandi opere, e di questi 40 appalti alle cooperative ne sono finiti 15: il 37,5 per cento.
      Questi dati non comprendono tutti gli appalti o le trattative private delle società a partecipazione o a controllo pubblico, le tante Iri locali, le ex aziende municipalizzate, trasformate in società per azioni, che negli ultimi dieci anni sono passate da 30 a 800, con uno sviluppo diffusosi in tutto il territorio nazionale, ma con una prevalenza nelle regioni amministrate dalla sinistra post-comunista. La Commissione dovrà accertare anche la quantità e l'entità dei contratti, delle concessioni, delle convenzioni fra queste società che agiscono in regime prevalente di monopolio, le cooperative e tutte le altre strutture associative facenti riferimento alla stessa area politica.
      Appare rilevante, se non dominante, la presenza di Unipol nei mercati collegati all'attività delle cooperative in ogni campo e all'attività delle amministrazioni locali e delle società a partecipazione pubblica nell'area delle regioni cosiddette «rosse».
      La Commissione dovrà, anche su questo, fare chiarezza.
      Inoltre, le stesse cooperative finanziano e coprono le spese di campagna elettorale di formazioni partitiche che governano, a livello locale, provinciale e regionale. L'attuale «governatore» dell'Emilia-Romagna, ad esempio, deve il 77 per cento della sua spesa elettorale alle cooperative. Come ebbe a dire il deputato Castagnetti: «In Emilia non vi è ente in cui le realtà sociali extra-partitiche concorrano effettivamente alla selezione della classe dirigente delle istituzioni, non vi è ente in cui i posti nei consigli di amministrazione non siano lottizzati e non siano quasi sempre occupati da persone il cui profilo professionale è stato tracciato dall'esperienza negli apparati di partito o sindacato».
      Infatti, tutti i presidenti di Lega Coop, l'associazione a capo del sistema delle cooperative, hanno avuto un passato e un futuro da dirigenti di quelle stesse formazioni partitiche: la questione pertanto merita approfondimenti, soprattutto se si considera che le cooperative godono di particolari agevolazioni fiscali.
      La Commissione, inoltre, dovrà accertare gli eventuali fenomeni di condizionamento vicendevole tra le cooperative ed i responsabili di partiti politici, con particolare riferimento al conferimento di incarichi nelle cooperative ad esponenti politici ed amministratori pubblici anche se cessati dalla carica ricoperta. Altro compito della Commissione sarà quello di accertare se lo sviluppo della contiguità tra partiti politici e cooperative abbia avuto un peso diverso nelle distinte aree geografiche del nostro Paese.
      L'obiettivo specifico della Commissione non sarà ovviamente quello di accertare fatti penalmente rilevanti, ma quello di rilevare questioni politiche che, nel caso si dimostrino gravi (perché distorcenti le normali dinamiche economiche, politiche
 

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e democratiche), sarebbero meritevoli di interventi legislativi.
      L'organo parlamentare sarà composto da venti deputati e venti senatori scelti dai rispettivi gruppi parlamentari in proporzione alla loro consistenza numerica. La Commissione di inchiesta procederà alle indagini con gli stessi poteri e limiti dell'autorità giudiziaria.
      È necessario approvare in tempi brevi questa proposta di legge al fine di verificare se vi siano stati fenomeni degenerativi nell'assegnazione di appalti pubblici e se le cooperative abbiano in qualche modo condizionato direttamente o indirettamente il mondo politico. È, quindi, una vera e propria operazione di «verità» quella che la Commissione di inchiesta dovrà fare, per ristabilire, se i fenomeni degenerativi e le commistioni tra le cooperative e la politica saranno accertati, con equità e ragionevolezza, un rapporto corretto tra sistema dei partiti e mercato.
 

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